TRAS-FORMA-AZIONE

“Da che punto guardi il mondo tutto dipende” – (Jarabe de Palo)


La vita è un flusso, uno scorrimento perpetuo. Questo ci viene detto dai tempi più antichi e dalla sapienza millenaria, così come il fatto che la trasformazione è un processo fondamentale della vita. Laddove c’è ristagno, invece, la vita si blocca e ci si può anche ammalare. 

Quando parliamo della nostra esistenza in quanto esseri umani parliamo infatti di cammino, di percorso di vita, di viaggio. E’ bene ricordare che un lungo viaggio comincia sempre da un piccolo passo e i passi non sono mai uguali, così come il ritmo dell’andare: ci si allena strada facendo, a volte anche attraverso l’inciampo e l’errore. E se si cade ci si può rialzare, più accorti.

La vita è cercare di uscire allo scoperto al punto tale da diventare ciò che si è, nella propria unicità. Obiettivo audace, ma degno di una vita vera!  Uno sbalzare fuori, a colpi di scalpello, così come l’opera d’arte esce dal blocco di marmo. I colpi di scalpello non sono solo ciò che ci segna o ci ferisce da fuori, ma soprattutto sono le nostre scelte ed azioni.

Viktor Frankl, ispiratore della mia pratica di counselling, al riguardo dice: “l’uomo assomiglia in questo allo scultore che con i suoi arnesi, lo scalpello e il martello lavora la pietra grezza, finché la materia diventa appunto forma. E’ dell’uomo trasmutare il materiale che il destino gli fornisce, in parte con il proprio lavoro, in parte sperimentando o soffrendo” (Logoterapia ed analisi esistenziale).

La metamorfosi  che tutti noi possiamo mettere in atto è emblematicamente espressa nel cortometraggio Il circo della farfalla”, esempio di come si può trasformare anche un limite in qualcosa di “magnifico”, ma questo richiede sempre di metterci in gioco con tutto noi stessi! 

Un amico non vedente mi ha fatto vedere che molti limiti che mi ponevo non esistono o almeno sono valicabili, sviluppando altri sensi. Potrei dire che lui  abbia più vista di me, quando la visione è da intendersi come approccio globale e profondo alla vita. Una vita che non è mai vana, ma che si può abbracciare per ciò che è possibile, con forza di spirito e coraggio. Non è quindi appiattirsi su una condizione, su un limite, ma “vedere” e sperimentare.  Mettere anche in sfida le nostre possibilità come esseri umani.

Fondamentale è l’atteggiamento con cui affrontiamo la vita, l’ultima e inalienabile libertà anche quando le condizioni appaiono immodificabili.  Questo è il potere che ha l’uomo anche nella sofferenza. 

Come essere “alchimisti di se stessi”?

Sperimentando, come fanno i bambini, con curiosità e con creatività, magari facendo e rifacendo lo stesso gioco.

Allenando lo sguardo e imparando a girarlo a 360 gradi. Punti di vista differenti portano a differenti e, a volte sorprendenti, orizzonti di senso e possibilità.“Non è quello che vedi … GUARDA meglio!”, questa è la frase di sogno ricorrente che si è verificato in un certo periodo della mia vita e che mi ha stimolato a riflettere sull’intenzionalità del guardare, dell’approfondire e quindi del RI –GUARDARE, come gesto di cura verso noi stessi e l’altro da noi.

Non vivendo di certezze, ma di possibilità. Rendendosi disponibili ad un istinto al significato con cui, consapevoli o no, nasciamo.“Sii esploratore di mondi possibili!” 

Coltivando l’arte della meraviglia. “Fatti stupire! Interessare!” La poetessa Chandra Candiani ha scritto a proposito “Questo immenso non sapere”.

Incontrando persone: l’incontro è sempre motivo di crescita, anche nelle esperienze negative.

Insisto sullo sguardo, come dice Jarabe de Palo “da che punto guardi il mondo tutto dipende”. Questo è un aspetto con cui attraverso il counselling si può sicuramente lavorare (non serve sempre un ottico per cambiare e migliorare la nostra visione!), così come aiutare a cogliere il significato sotteso a ciò che ci capita. E questo “senso ritrovato” è capace di trasformare il piombo in oro, una ferita in una possibilità di ri-fiorire, ri-cominciare.

A me è capitato così: un grande dolore – seppur attraversato – è stato lo spinta per cercarmi e ritrovarmi ancora più profondamente e mettere a frutto ciò che tenevo nel cassetto, da tanto tempo. Non è stato un processo facile, ma ora mi ha permesso di essere qui con il mio lavoro e con tutta la passione che ci metto dentro. L’esperienza della perdita – nel mio caso un lutto – non mi ha fatto sentire solo un vuoto lacerante ma anche il PIENO  di ciò che è stato e questo mi ha fornito l’energia giusta per prendere in mano la mia vita e sceglierne la direzione.

Quante risorse giacciono, abbandonate e dimenticate sul fondo di noi stessi! Non sappiamo di averle eppure ci sono e spesso nella necessità escono e se ne fa “virtu’”.

Per Frankl in ogni situazione, infatti, potenzialmente c’è un significato. Si tratta di cercarlo, di intuirlo, di trovarlo! In palio c’è la possibilità di ritrovare se stessi!

Infine, tutto si può percorrere…anche la speranza! Ma questo sarà spunto e proposta per la prossima volta!

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