FARE SPERANZA

“…e il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”

(Franco Battiato, Prospettiva Nevsky)

Difficile, ma non impossibile … DIFFICILE perché spesso gli sfregi nell’anima sono laceranti, NON IMPOSSIBILE, perché il cosmo ci mostra che dopo la notte sorge sempre il giorno. Bisogna andare avanti, proseguire, at-tendere fiduciosi, per vederlo.

Di tutti i cammini possibili, il percorrere la speranza è, a mio avviso, il fondamentale perché significa “tendere verso una meta”, aprire un orizzonte di significato per la nostra vita più ampio dei confini spesso illusori della realtà. 

Vita e speranza, sono come sorelle, forze elementari, che ci invitano a non smettere di camminare in qualsiasi situazione ci troviamo e davanti a qualsiasi Stop: possiamo sostare, possiamo scegliere di cambiare direzione, sicuramente dobbiamo “guardare meglio” prima di proseguire – comunque e nonostante tutto. Lo ha testimoniato Etty Hillesum (giovane filosofa ebrea morta ad  Auschwitz)in una lettera spedita prima della sua partenza per il campo di concentramento, il 3 luglio 1943: “Volevo solo dire questo: la miseria che c’è qui è veramente terribile – eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si innalza sempre una voce – non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare – e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. (…) Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere”

Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere: la sofferenza fa parte della vita, così come la morte – certezza e mistero del nostro peregrinare – ma la speranza è una sorgente viva alla quale possiamo sempre attingere.

La speranza è un seme che va coltivato nella nostra interiorità, possibilmente fin da bambini, ma può essere “gettato” in qualsiasi stagione della nostra vita, come gesto di cura verso noi stessi e verso gli altri. La cura del nostro terreno – così come insegna anche una medicina dolce come l’omeopatia – è il primo passo verso la salute, intesa come equilibrio, ordine e armonia, integrità e salvezza.

Bisogna imparare a sviluppare le nostre “visioni”, così come la nostra luce interiore, per trovare il nostro posto nel mondo. Così Martin Luther King diceva “I have a dream” (“Ho un sogno”) … ancora prima di percorrerlo.

Forse il punto non è “vedere per credere”, ma credere – avere fiducia e speranza – per VEDERE realmente!

E la vita cammina quasi dritta

Ci abituiamo al buio
quando la luce è spenta;
dopo che la vicina ha retto il lume
che è testimone del suo addio,

per un momento ci muoviamo incerti
perché la notte ci rimane nuova,
ma poi la vista si adatta alla tenebra
e affrontiamo la strada a testa alta.

Così avviene con tenebre più vaste –
quelle notti dell’anima
in cui nessuna luna ci fa segno,
nessuna stella interiore si mostra.

Anche il più coraggioso prima brancola
un po’, talvolta urta contro un albero,
ci batte proprio la fronte;
ma, imparando a vedere,
o si altera la tenebra
o in qualche modo si abitua la vista
alla notte profonda,

e la vita cammina quasi dritta
(Emily Dickinson)

Ringrazio le  tante persone che ho incontrato sul mio cammino – in primis chi mi ha dato la vita- per aver creduto, nonostante tutto,  in una vita che può camminare “quasi dritta”.

Chi volesse approfondire, vivere e condividere un cammino di speranza può iscriversi al corso gratuito “Percorrere la speranza: dalla consapevolezza al coraggio di esserci”, condotto da me e Mariella Mentasti presso il Colab di Brescia (via Cimabue, 18) e che partirà a Novembre.

Nel link di seguito tutte le informazioni:

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